Un’obbligazione è un contratto finanziario dove l’emittente riceve del capitale a titolo di debito e si impegna a restituirlo al sottoscrittore (o possessore) corrispondendo gli interessi pattuiti, che possono essere pagati sotto forma di cedola periodica o in un’unica soluzione alla fine (cosiddetti “zero coupon bond”).
Le obbligazioni hanno due tipi di mercato: quello primario, che nasce dall’incontro tra emittenti e sottoscrittori, e quello secondario, dove i titoli possono essere scambiati senza che ciò influisca sul finanziamento dell’emittente.
Fatto 100 il capitale rimborsato a scadenza possiamo avere tre prezzi:
– inferiore a 100 (si dice che il titolo è emesso “sotto la pari”)
– pari a 100 (“alla pari”)
– superiore a 100 (“sopra la pari”)
I titoli emessi sotto la pari riconoscono un aggio al sottoscrittore (per ovvi motivi paga meno qualcosa che vale di più) mentre quello sopra la pari rosicchiano un po’ dell’interesse riconosciuto (presentano un disaggio). Naturalmente i titoli zero coupon non possono essere emessi alla pari o sopra la pari (significherebbe avere un tasso di interesse negativo).
Il prezzo viene influenzato da diversi fattori:
– primo fra tutti il tasso d’interesse di mercato riconosciuto da titoli analoghi, se questo parametro sale, il valore del mio titolo scende e viceversa (e questo costituisce uno dei primi rischi derivanti dalla sottoscrizione/acquisto di obbligazioni);
– dall’inflazione, se le cedole non sono indicizzate al costo della vita, un aumento di questa variabile porta ad una diminuzione del prezzo e così via (rischio inflativo);
– dall’affidabilità dell’emittente, è possibile che a scadenza l’obbligato non rimborsi il capitale perché in crisi di liquidità o in fallimento vero e proprio, e ciò costituisce il rischio di default, che viene remunerato dallo spread ovvero la differenza tra il tasso dell’obbligazione e il tasso (per un analogo orizzonte temporale) risk free, che può essere un tasso di riferimento della BCE come l’Eurobor o il tasso dei Bund tedeschi, notoriamente molto affidabili.
Mi piace ricordare anche il rischio di liquidità, se la quantità di titoli emessi e scambiati sul mercato non è sufficientemente alta per vendere il mio titolo potrei dover accettare un prezzo iniquo oppure non essere proprio capace di trovare un acquirente, e infine il rischio paese, tipico dei titoli di Stato, se una nazione va in bancarotta o subisce un golpe, potrei trovarmi con un mucchio di carta straccia.
Il rischio finanziario connesso alle variazioni di tasso viene sintetizzato con la duration, la media delle scadenze ponderata per il valore attuale delle cedole e del capitale, più la duration è grande e più mi espongo al rischio di tasso (faccio notare come la d. sia massima per i titoli zero coupon) e ciò può essere dimostrato partendo dalla derivata prima del prezzo di un’obbligazione rispetto al tasso.
Se ho un portafoglio con flussi in entrata e in uscita per assicurarmi un buon equilibrio finanziario devo avere la duration delle attività pari o inferiore a quella delle passività. (N. B. Il concetto di duration è puntuale e deve essere costantemente ricalcolato ad ogni minima variazione di tasso per essere un indicatore affidabile).