Avete sudato sette camicie per averla e adesso non sapete se riscattarla o meno? La tanto agognata laurea vi permetterà di entrare nel mondo del lavoro e forse anche di uscirne non troppo tardi. Se mentre studiavate non avete lavorato o avete fatto solo piccoli lavori saltuari, potete chiedere il riconoscimento del periodo di studio ai fini pensionistici, naturalmente pagando.
Come funziona?
Bisogna pagare un determinato importo calcolato dall’INPS a titolo di contributo, che inizierà a maturare secondo le regole del sistema contributivo all’interno della propria posizione nella gestione di appartenenza. In parole povere, si versa la quota che sarebbe stata pagata dai datori di lavoro nel corrispondente periodo e da quel momento l’ente previdenziale inizia a calcolare la pensione. Prima si effettua il riscatto e meno costa, perché il costo può raggiungere cifre astronomiche a seconda del tempo trascorso dall’ingresso nel mondo del lavoro e dello stipendio medio percepito. Esiste anche un riscatto low cost per le persone inoccupate (ovvero che non hanno mai lavorato) e può essere pagato dai genitori, i quali possono dedurre il 19% della spesa dalle tasse (fino a 3.900€ circa)…un bel regalo di laurea.
Chi può chiedere il riscatto?
Chi ha conseguito un diploma universitario, un diploma di specializzazione, un dottorato di ricerca (per i contributi che non sono già stati versati nella gestione separata), una laurea breve o una laurea magistrale, può chiedere il riscatto e per farlo deve presentare domanda all’INPS online o attraverso i patronati (ve lo consiglio caldamente). Il pagamento può avvenire attraverso bollettini MAV o anche a rate con addebito sul conto corrente. L’importo è detraibile al 19% da chi effettua il versamento o dal capofamiglia, se il versante è fiscalmente a carico. (Fonte: inps.it)
Conviene?
Mah, io una volta provai a calcolare l’importo da versare per il riscatto delle mie lauree, triennale e magistrale, e ammontava a 30.000€ circa. Ammesso e non concesso che io abbia quei soldi da spendere, preferirei usarli per qualcosa di più certo e immediato, come comprare la prima casa o abbassare il mutuo su di essa. Non ritengo il riscatto della laurea in assoluto una cosa sbagliata, ma nessuno sa quali potrebbero essere le condizioni socio – economiche del nostro Paese fra 30-40 anni: potrebbero venire approvate leggi che diminuiscono il valore di quanto abbiamo versato, unendo il danno alla beffa. A mio parere è meglio investirli in un fondo pensione complementare o nell’acquisto di una polizza assicurativa caso vita.