Si scrive cryptomonete, si legge miniera d’oro, o forse no? A metà fra la moneta elettronica e il baratto, questa forma di pagamento virtuale veloce e teoricamente sicura bypassa il sistema bancario internazionale con i suoi pro e contro.

Le valute virtuali assumono diversi nomi e sono state create da alcuni privati sul Web per snellire la gestione dei pagamenti, la più famosa fra tutte è il Bitcoin: per poterla usare è necessario aprire un portafoglio virtuale, a cui è associato un indirizzo, attraverso uno degli appositi portali e poi convertire in cryptomoneta la quantità desiderata di valuta legalmente riconosciuta; sempre più negozi e artigiani in tutto il mondo accettano questa forma di pagamento basata sulla crittografia e il sistema della blockchain (una forma di convalida delle transazioni in blocco che verrà spiegata da David Carlesso nel prossimo post di #ComputerScienceBytes). In Canada è stato installato il primo bancomat dove è possibile comprare agevolmente Bitcoin, ad oggi sono invece 1441 in 56 paesi diversi.

Attenzione però, non è tutto così semplice, le autorità finanziarie mettono in guardia: non avendo corso legale le valute virtuali non devono essere obbligatoriamente accettate e ciò comporta il rischio di trovarsi con un mucchio di carta straccia (o meglio di bytes stracci). Sebbene Bankitalia abbia pubblicamente ritirato parte delle proprie riserve su Bitcoin, anche grazie al notevole successo che questa cryptomoneta ha raccolto, tre rischi rimangono reali:

ILLEGALITÀ E MALAVITA ORGANIZZATA

I portafogli virtuali non sono associati ad un codice fiscale e possono essere utilizzati nel “deep Web” come forma di pagamento di attività illegali, si prestano molto bene al riciclaggio di denaro “sporco” e concorrono all’evasione fiscale non costituendo una forma di transazione tracciabile.

SPECULAZIONE

Quotate in borsa, le cryptomonete sono annoverabili tra le commodities: il loro valore deriva solo dall’incontro di domanda e offerta e sono disponibili in quantità limitata; tutti gli investitori finanziari hanno potuto notare il notevole exploit del prezzo di Bitcoin (ad oggi vale circa 3.240,00 €) e compagne e, chi non ha la memoria corta, rammenta la bolla delle società Dotcom negli anni 2000. Non bisogna sottovalutare il rischio che passato il momento di entusiasmo generale, si registrino enormi perdite.

SICUREZZA

I siti presso cui vengono depositati i bitcoin non garantiscono il depositante in caso di default e di furti, sebbene l’asticella della sicurezza venga alzata costantemente. Per ora il modo più sicuro di conservare le valute virtuali è quello di avere un portafoglio offline ed effettuare spesso i back-up.

Ultimo ma non meno importante, il fenomeno del “mining”, che ha sostituito la febbre della pepita gialla. Appassionati di computer e non di tutto il mondo mettono a disposizione la propria GPU (Graphic Processing Unit) per chiudere i blocchi delle transazioni e guadagnare così Bitcoin…una nuova Klondike. Ma per questo lascio la parola a David.

Se volete approfondire l’argomento delle cryptomonete, potete visitare il sito della prima fondazione italiana a tema: www.bitcoin-italia.org